Quante volte ci è capitato che un medico ci diagnosticasse una malattia da stress?

E quante volte in cuor nostro abbiamo pensato che i medici chiamano “malattie da stress” tutte le malattie che non sono in grado di curare in maniera definitiva?

Siamo stressati (chi non lo è?), in ogni caso ci aspettiamo che il medico ci risolva il problema, visto che per lo stress non c’è molto da fare …

Beh, oggi, il fantomatico “stress” ha il riconoscimento di un fondamento scientifico ed una scienza, la psico-neuroimmunologia, che ne studia i meccanismi.

Gli studi di psico-neuroimmunologia hanno confermato il rapporto tra lo stato emotivo psichico e la salute fisica e creato un modello di riferimento che permette di conoscere il funzionamento dell’organismo umano, in salute ed in malattia, confermando che i vari sistemi si influenzano reciprocamente e comunicano mediante medesime molecole.

Inoltre, lo studio delle emozioni, la definizione delle aree cerebrali interessate e la loro connessione con la risposta immunitaria, soprattutto attraverso il sistema dello stress, forniscono la base scientifica per superare definitivamente la storica contrapposizione tra la mente e il corpo.

E adesso che lo sappiamo? Come possiamo utilizzare questa informazione per stare meglio?

Innanzitutto possiamo cominciare a pensare a due vie: se siamo infelici per troppo tempo, cominciamo a ragionare della possibilità di mettere a rischio la nostra salute; viceversa, non sentendoci in buona salute, possiamo interrogarci sulla soddisfazione che percepiamo dalla nostra condizione di vita attuale …

E come la mettiamo con lo stress?

Non sottovalutando le nostre sensazioni e le nostre emozioni. Esse sono il frutto della parte più istintiva di noi, spesso si esprimono in maniera volatile, come un leggero “disagio” o una incomprensibile “euforia”, durano poco e non lasciano una traccia evidente del loro passaggio.

Ma quante volte ci siamo pentiti di non aver dato retta a quelle vocine interiori che ci suggerivano di fare o non fare qualcosa?

Eh, sì, spesso la nostra parte razionale non è d’accordo con quella emotiva.

Un consiglio pratico.

Abituiamoci a scrivere le nostre emozioni e le nostre sensazioni. Ogni giorno, soprattutto nei periodi difficili. Questo obbligherà la nostra parte razionale ad interrogarsi sulle sensazioni che prova la nostra parte emotiva.

La parte del cervello che presiede l’emotività è in grado di processare 3 milioni di informazioni al secondo.

In questo contesto si inseriscono nuove discipline che supportano il cervello emotivo e cognitivo nell’esprimersi al massimo delle proprie potenzialità  e soprattutto a lavorare insieme accordandosi sugli obiettivi, piuttosto che contrastarsi come spesso fanno.

Personalmente, con il coaching, ho trovato un metodo per ritrovare armonia e salute.

Il coaching è un processo attraverso il quale si recupera consapevolezza, si riscoprono i propri talenti e si ottimizza il percorso per raggiungere una nuova serenità.

Non è un miracolo: è un impegno … entusiasmante e gratificante.